“Dai hai giocato abbastanza, dallo un po' a tuo fratello, anzi giocate insieme!”.
“Adesso stai crescendo, devi imparare a condividere con gli altri”.
Negli ultimi tempi la parola “condivisione” la sentiamo usare davvero molto, durante il gioco, in famiglia, sui social.
Ma sappiamo davvero cosa significa condividere? La parola condivisione deriva dal latino: dis separato e videre vedere. Vedere separato.
Quando Anita era piccolissima, con facilità tendeva a porci le sue cose, se qualcosa gli fosse stato tolto di mano da altri bambini, si sarebbe guardata intorno e avrebbe spostato il suo interesse verso un altro giocattolo.
Questa disponibilità alla condivisione è cambiata con la crescita, già attorno ai 14\16 mesi, tendeva a non voler più condividere con facilità.
Durante la fascia 0\6 anni il bambino è orientato alla formazione della persona e a competenze importanti: correre e camminare, lavorare con le mani, parlare e relazionarsi con gli altri.
A sua volta questo periodo lo possiamo suddividere in due fasce: 0\3 il bambino è un costruttore attivo di sé stesso e anche durante il gioco preferisce giocare per conto proprio, magari vicino ad altri bambini, ma in modo individuale.
Dai 3\6 anni il bambino ha maturato delle competenze, è padrone delle sue abilità e inizia ad approcciarsi anche ad altre figure: i suoi pari e l’adulto.
Prima di tutto, osservare e intervenire solo se necessario per poter fare da mediatore.
All’interno delle scuole Montessori la regola fondamentale è che si faccia a turno, vi è un solo gioco per attività, ogni bambino impara ad aspettare che l’altro abbia terminato.
Pensiamo alla vita di tutti i giorni: portiamo nostro figlio ai giardini, mentre sta salendo le scalette dello scivolo, arriva un altro bimbo, intenzionato a salire prima.
Osservando, potremo notare se nostro figlio lascia passare l’altro bambino o se, continua per la sua strada, non vi preoccupate che saprà spiegarsi anche senza parole.
Se questo non dovesse avvenire, possiamo intervenire chiedendo all’altro bambino: “Vuoi salire anche tu sullo scivolo”? Appena avrà terminato, potrai salirci tu”.
In questo modo i bambini e le famiglie sapranno che noi abbiamo compreso il bisogno del bambino.
A nostro figlio invece diremo: ”Amore, vedo che c’è un altro bambino che vuole salire, fai le scalette e scivola, così da liberare appena possibile lo scivolo. Un turno per uno!”.
Questo è un modo per poter consentire a tutti di utilizzare un gioco, rispettando l’individualità.