Se vi chiedessi: qual è il momento più difficile nella vita di una persona?
Sono quasi certa che a nessuno di voi verrebbe in mente quello della nascita.
Questo è un momento di grande crisi e difficoltà non solo per la mamma, ma anche e soprattutto per il bambino.
Il neonato durante la nascita prova un grande distacco dalla madre, fino a quel momento non si doveva occupare di sopravvivere, con il parto invece dovrà imparare a compiere da solo tutte le funzioni vitali.
Tutti sono affaccendati attorno alla madre, i parenti pronti a organizzare feste per il loro rientro a casa. I dottori pronti a tagliare il cordone ombelicale, misurarlo, pesarlo, fare visite su visite e nessuno pensa realmente a questa nuova vita.
Il bambino ha bisogno di silenzio, il bambino ha bisogno di un’ambiente caldo, delle mani e del contatto con la madre.
Come scrive Maria Montessori:
“Manca il rispetto e la coscienza necessaria per accogliere degnamente questa nuova vita”.
Fare silenzio non è una cosa semplice per noi adulti, prestare attenzione all’altro, ascoltare, percepire al di là delle parole, è il frutto di un grande sforzo.
Pensiamo alle prime donne che partorivano in silenzio, come ci racconta Frederick Leboyer, era qualcosa di particolarmente strano. Vicini al momento della nascita, i dottori iniziavano ad abbassare la voce e una volta nato il bambino rimanevano in silenzio. Se proprio si voleva dire qualcosa, lo si faceva con un tono di voce basso, quasi a sussurrare un segreto.
Questo metodo così naturale coglieva le mamme impreparate, a tal punto da creare ansia e paura davanti a questa quiete. Iniziavano a chiedere:
Perché non piange?
Perché non respira?
Sta male?
Nonostante i dottori incoraggiassero la madre e la invitassero a parlare a voce bassa, questi sguardi pieni di paura restavano.
Le madri vanno preparate, devono conoscere quanto le orecchie del bambino siano fragili.
Pensate quando entrate in un luogo sacro, cosa fate? Istintivamente abbassate la voce.
Penombra e silenzio devono essere accompagnati dalla pazienza e dalla lentezza.
La lentezza del bambino è il contrario della nostra agitazione e frenesia, si è proiettati verso il dopo, verso il futuro senza mai pensare al momento presente.
Il mio invito è quello di restare nel “qui e ora”, solo quando avremo raggiunto: penombra, silenzio e raccoglimento il bambino sarà finalmente pronto a nascere.
Le mani della madre che accarezzano il bambino sono di grande importanza, non servono vestiti costosi, coperte particolari, il bambino alla nascita dovrebbe poter passare delle ore avvolto dal solo calore materno, adagiato sul petto della madre, così che in autonomia possa sentirsi libero di trovare il seno e riconoscere l’odore e il battito.
Riconoscerà anche il tocco, quelle mani che hanno accarezzato la pancia e dato piccoli colpetti per nove mesi.
Tutte le donne meritano di partorire nel modo più naturale possibile.
Coloro che sono vicino alla donna durante il momento del parto sono a sua disposizione, sono pronti ad offrire il loro aiuto.
Il parto è un momento e un ricordo significativo per la vita del bambino, “il come” è venuto al mondo ci dice tanto:
Se vi è stato un parto cesareo, il bambino durante la sua crescita avrà bisogno di avere tutto sotto controllo e potrebbe richiedere aiuto costantemente.
Se il parto sarà stato indotto, sofferto, con molte ore di travaglio il bambino potrebbe vivere “con i suoi tempi”, essere lento e pacato nella sua quotidianità.
Se il parto sarà stato veloce, se sarà nato con il cordone ombelicale intorno al collo e quindi il taglio sarà stato precipitoso, il bambino potrebbe rischiare di non godersi i momenti con il giusto tempo, tenderà a essere molto frettoloso.
Quando si rientra dall’ospedale la famiglia ha bisogno di metabolizzare, i genitori concretizzano che non sono più soli, c’è bisogno di adattarsi.
Alcuni suggerimenti potrebbero essere utili nel rientro al vostro nido:
Giorni senza tempo: prendetevi la giusta calma per ritrovare il vostro spazio, non datevi orari e impegni, se vi va cercate di limitare le visite di parenti e amici. Ricordate che il bambino e anche voi avete bisogno di silenzio e lentezza.
Delegate: non siate super eroi, avete vissuto un momento intenso quindi dove potete fatevi aiutare. L’aiuto non necessariamente deve arrivare da parte del marito o delle famiglie, potrebbero dare consigli e aiuti non richiesti. Chiedete sostegno a figure specializzate come ostetriche o doule che vi potranno aiutare, sia nella gestione del bambino che nella ripresa post-parto.
Luce naturale: se possibile, lasciate che all’interno della casa entri luce naturale anche se fosse inverno nelle ore più luminose e meno fredde fate una passeggiata.
Il contatto: non pensare che tenere vostro figlio a stretto contatto, sul petto, in braccio o ancora meglio in fascia, crei dei vizi, i bambini non conoscono questa parola.
Comunicare senza parlare: potete approfittare di cambi pannolino, poppate, bagni, momenti di gioco per cantare e sorridergli dolcemente.
Momenti familiari: lasciate che i fratelli o sorelle, si prendano dei momenti per stare con il bambino, in base all’età lasciate che si occupino di alcuni momenti come il bagnetto, cantare la ninna nanna o giocare sul tappeto.
Respirate e vivete con calma: i primi due anni di vita sono i più importanti, non torneranno, quindi assaporate ogni momento, godetevi il bambino, il suo odore, i suoi movimenti e i suoi suoni. Divertitevi e sentitevi liberi di piangere quando ne avrete bisogno.
“Questa è la genitorialità, un viaggio ricco di emozioni, il viaggio più bello della vostra vita e non dimenticate che non esistono altri occhi che vi guarderanno come vi guarda vostro figlio”.