logo-orizzontale-colore-giovannettilogo-bianco
MENU
CHIUDI
  • About
  • Servizi
    • Coaching
    • Workshop
    • Educare con felicità
  • Eventi
  • Rubriche
    • Senti chi parla
    • Basta un poco
  • Blog
  • Contatti
  • Home

Blog

alice-giovannetti-sfondo-blog
04/08/2022

Educatrice Perinatale e Puericultrice

EducatricePerinatale: Chi è e cosa fa?

L'educatrice perinatale fornisce alle madri, alle coppie in stato di gravidanza ( o che stanno provando ad avere un figlio) sostegno psicologico ed emotivo partendo dal concepimento fino ai 3 anni di età del bambino.Il ruolo dell'educatore perinatale può avere inizio anche prima del concepimento per fornire sostegno e aiuto nel percorso di procreazione assistita; si occupa anche di strutturare dei percorsi di accompagnamento alla nascita ( corsi pre-parto).

Sostegno nel post- parto: termine della gravidanza e preparazione al parto, rientro a casa e aiuto sia psicologico che pratico nell'informare e accompagnare i neo genitori nelle prime cure del neonato e non solo, aiutare la mamma durante i primi giorni di allattamento al seno o in casi particolari al biberon, sonno del neonato  del bambino, sviluppo linguistico, cognitivo ed emotivo del bambino.

Accompagnare la famiglia alle prime visite di routine del bambino, in caso la famiglia lo richieda o abbia bisogno di aiuto.

L'educatrice perinatale si occupa anche del lutto perinatale, prenatale e dell'aborto. Andando ad accompagnare la famiglia in questo momento di grande dolore, informando tutte le coppie anche nei corsi preparto di queta tema, non ci può non essere informazione.

Puericultrice: chi è e cosa fa?

La puericultrice è una figura socio- sanitaria, una figura professionale riconosciuta dal 1940. Si prende cura dei bambini da 0 a 6 anni e ricopre un ruolo molto importante e delicato, visto che si occupa del neonato e della famiglia in un momento molto delicato, fragile e felice.

Vi ho parlato di queste figure che si fondono perfettamente e accompagnano il genitore a 360 gradi, a luglio 2022 ho terminato con grande felicità queste due formazioni per poter essere di grande aiuto alle famiglie da prima del concepimendoto fino ai 6 anni di età del bambino.

 

 

educatrice perinatale e puericultrice
16/03/2022

Chi è la Family Coach Montessori?

La FamilyCoach Montessori è una figura professionale, formata presso la scuola di Alessia Salvini, nella quale viene fatto un bellissimo lavoro su tutto ciò che rigurda il Montessori, dall'essere al fare, dal metodo alle attività.

Insieme a lei, un'altra grande formatrice, Lucia Merico, che aiuta a lavorare su tutti i lati ombra affrontando la parte piu oscura di noi stessi, paure, sensi di colpa, lavorando così sulla parte spirituale. Questa scuola ti porta a domandarti il "come" invece del "perchè".

Il ruolo della FamilyCoach Montessori è quello di aiutare, supportare tutti colore che ruotano attorno al bambino. Attarverso incontri e coaching il genitore ha la possibilità di confrontarsi, di lavorare e di essere aiutato a gestire varie problematiche, trovare delle soluzioni adatte ad ogni famiglia, senza giudizio o consiglio.

La FamilyCoach Montessori ti aiuta a metterti davvero in gioco, a fare alcuni cambiamenti che in molte situazioni tengono ancorati al passato. Il genitorre durante le coaching fa un lavoro anche sul matriale Montessori: come e quando presentarlo. Si lavora sull' ambiente, affrontando ogni singolo spazio della casa e trasmettendo la grande importanza legata alla cura e ordine che Maria Montessori ha lasciato.

Ho davvero bisogno di una FamilyCoach Montessori?

Questa è una domanda che i genitori si pongono spesso, in Italia questa figura è nata negli ultimi anni ma nel resto di Europa è una professione conosciuta e diffusa. 

La risposta alla domanda è si, se ti capita di affrontare situazioni più o meno complesse che si possono verificare in famiglia, nel ruolo di genitore verso il figlio o tra la coppia stessa. Le dinamiche della famiglia sono molteplici: determinazione, motivazioni, scoperte, sincerità e obbiettivi ma a differenza di tante altre dinamiche nella famiglia si aggiunge l'amore, il passato di ognuno e le aspettative.

"Prima di vedere un cambiamento negli altri e intorno a te, devi cambiare te stesso".

chi e la family coach montessori
22/02/2022

Una corretta impugnatura.

Cosa c'è dietro la corretta impugnatura e scrittura?

Molte attività della pedagogia Montessori sono legate all'impugnatura corretta, anche presentare le attività da sinistra a destra riporta al senso della scrittura.

La "presa a principe" che presentiamo al bambino durante le attività serve proprio a lavorare sulla corretta prensione della penna. L'obbiettivo è rafforzare l'intera mano, prepararla alla scrittura e renderla abile nei piccoli movimenti.

Molte delle difficoltà legate alla scrittura ed all'impugnatura possono essere causate sia da un uso troppo precoce degli strumenti di scrittura (pennarelli) sia da uno scarso utilizzo di attività specifiche che hanno come scopo lo sviluppo di movimenti di coordinazione fine. Ci sono, però tante componenti sottovalutate in una impugnatura scorretta.

Grazie alla collaborazione con Americo Meale, Ortottista e autore del libro "Storie di bambini coraggiosi per Genitori intrappolati", ho scoperto che il sistema visivo ha una grande influenza sull'impugnatura e sulla scrittura ed a sua volta può essere bersaglio delle conseguenze di una manualità non perfetta. Vi riporto qui alcune parole estratte dal suo libro:

"Una scarsa informazione visiva danneggerà il riconoscimento ed il richiamo delle lettere sia come componenti di una parola che come immagine globale (consapevolezza visuo- spaziale), l'ortografia ne pagherà le conseguenze. Una inpugnatura scorretta può avere come conseguenze una non corretta postura al banco con problemi al sistema visivo e al sistema tonico- posturale."

La "mano che scrive" deve poter trattenere fra le dita uno strumento di scrittura e condurlo con mano leggera a tracciare dei segni determinati. 

Maria Montessori

una corretta impugnatura
27/08/2021

Possiamo fare pace?

Parlando di pace è inevitabile non parlare di giustizia, di ragioni e di colpe.

La giustizia solitamente è connessa a processi, prigioni e sentenze. Pensiamo ai tribunali, vengono chiamati Palazzi di Giustizia, questo implica che chi vi entra non sia una persona onesta, anche nelle scuole o nelle case di ognuno di noi, bisognerebbe fare attenzione nel fare un complimento o accarezzare un bambino, perché se lo si fa con uno, dovremmo farlo con tutti.

Deve esserci giustizia! Questi sono i pensieri che sento da molte persone.

Maria Montessori afferma: “Giustizia è dare a ogni essere umano l’aiuto che può portarlo alla sua totale spiritualità”.

I bambini costruiscono senza nessun tipo di aiuto una società stabile e ordinata.

A noi adulti per ripristinare stabilità, chiarezza e pace servono forze dell’ordine, prigioni, soldati e guerre. I bambini fanno ciò che noi adulti non siamo capaci di fare:

“I bambini risolvono i problemi facendo pace”.

Durante un litigio fra bambini, ma ancora prima fra adulti, si cerca, si indaga per capire chi ha ragione o chi ha torto: ma davvero avere ragione è così importante per la nostra felicità?

Quando ci capita di discutere o di assistere a una lite fra i nostri figli, raramente ci fermiamo e cerchiamo in quel disordine, qualche sbaglio commesso e come poterlo risolvere.

Capita più facilmente che ci affanniamo a trovare quel qualcosa o quel qualcuno che ha torto e che ha causato la discussione.

 

Ma davvero pensiamo che la pace non dipenda da ognuno di noi?

L’educazione è l’arma della pace, vi deve essere un’educazione che pone il soggetto in una posizione attiva, così che possa trarre da sé stesso ciò che lo faccia stare bene sviluppando la propria pace interiore.

Ognuno di noi, piccoli e grandi abbiamo bisogno di sentirci in pace con noi stessi per essere in armonia con il mondo intero.

La pace interiore ci permette di raggiungere uno stato di benessere, ogni errore nostro o degli altri deve servirci a sviluppare la pace.

 

Come può il genitore risolvere una lite, riportando pace?

Quando rispondo a questa domanda frequente, racconto del “tavolo della pace”. Qualcuno di voi ne avrà già sentito parlare, altri invece non ne sapranno nulla.

Si tratta di un tavolo con due sedie a misura di bambino, dove sopra viene posto un oggetto: una campanella, una clessidra, un fiore, un libro che parli di emozioni o di pace. Se non avete molto spazio potete creare un angolo, dedicato esclusivamente a questo con dei cuscini o un semplice tappetino.

 

Come si gestisce questo momento?

I bambini, dopo la lite, si potranno sedere al “tavolo della pace” dove potranno esprimere le proprie emozioni e risolvere il problema.

Una volta seduti è importante rispettare alcune regole:

  • Il bambino che si sente particolarmente arrabbiato suonerà la campanella o girerà la clessidra, prima di iniziare a parlare, così che l’altro sappia che è il momento dell’ascolto.

Dirà il proprio nome e racconterà come mai si sente ferito e in che modo vorrebbe fare pace.

  • L’altro bambino, solo dopo aver ascoltato, proseguirà nel dialogo fino al raggiungimento di un’intesa.

  • Se il problema dovesse persistere, senza trovare un punto in comune, i bambini potranno richiedere l’intervento del mediatore (adulto), che avrà il compito di ascoltare entrambe le versioni.

  • Quando i bambini ritengono che le sue incomprensioni, siano state chiarite, potranno scambiarsi un abbraccio e comunicare agli altri la loro “pace fatta”.

Il tavolo della pace o l’angolo della pace è solo un simbolo, il concetto che deve rimanere ai bambini è quello di risolvere i conflitti, in qualunque posto si possa essere, possiamo parlare uno per volta, manifestare le nostre emozioni, imparare ad ascoltare e comprendere l’altro con rispetto e pazienza.

 

Possiamo utilizzare il tavolo della pace anche per gli adulti?

Mi piace sempre rispondere a questa domanda.

Si, sarebbe bello se anche noi adulti potessimo far nostro questo modo di risolvere le discussioni. Ritrovare la pace, soprattutto quella interiore è difficile.

Le nostre vite sono come oggetti riposti in chissà quale scatola, esposta a polvere e urti, per ritrovare la pace dobbiamo prenderla e con molta delicatezza ripulirla, affinché possa tornare a splendere insieme a tutti gli oggetti che contiene.

Questo è ciò che dovremmo fare anche di fronte ad una lite:

  • Prima di ritrovare quel senso di pace, dovremo respirare.

  • Chiudere gli occhi e molto lentamente ritrovare la nostra armonia.

  • Spiegare alla persona che abbiamo davanti come ci sentiamo e le nostre emozioni.

  • Ricordarsi che, come noi non amiamo gli attacchi anche chi abbiamo di fronte vorrebbe ritrovare la pace.

Quando si è consapevoli che tutto si può risolvere, che vi è sempre una via d’uscita, che la soluzione al problema si può trovare, lasciamo che il senso di benessere ci arrivi e ci faccia tornare a sorridere.

 

 

possiamo fare pace
24/08/2021

Il momento più difficile: La Nascita

Se vi chiedessi: qual è il momento più difficile nella vita di una persona?

Sono quasi certa che a nessuno di voi verrebbe in mente quello della nascita.

Questo è un momento di grande crisi e difficoltà non solo per la mamma, ma anche e soprattutto per il bambino.

Il neonato durante la nascita prova un grande distacco dalla madre, fino a quel momento non si doveva occupare di sopravvivere, con il parto invece dovrà imparare a compiere da solo tutte le funzioni vitali.

 

Come accogliamo il neonato?

Tutti sono affaccendati attorno alla madre, i parenti pronti a organizzare feste per il loro rientro a casa. I dottori pronti a tagliare il cordone ombelicale, misurarlo, pesarlo, fare visite su visite e nessuno pensa realmente a questa nuova vita.

Il bambino ha bisogno di silenzio, il bambino ha bisogno di un’ambiente caldo, delle mani e del contatto con la madre.

Come scrive Maria Montessori:

“Manca il rispetto e la coscienza necessaria per accogliere degnamente questa nuova vita”.

 

In che modo l’adulto può accoglierlo? I suoi occhi sono così delicati davanti alla luce e le sue orecchie hanno conosciuto solo silenzio.

Fare silenzio non è una cosa semplice per noi adulti, prestare attenzione all’altro, ascoltare, percepire al di là delle parole, è il frutto di un grande sforzo.

Pensiamo alle prime donne che partorivano in silenzio, come ci racconta Frederick Leboyer, era qualcosa di particolarmente strano. Vicini al momento della nascita, i dottori iniziavano ad abbassare la voce e una volta nato il bambino rimanevano in silenzio. Se proprio si voleva dire qualcosa, lo si faceva con un tono di voce basso, quasi a sussurrare un segreto.

Questo metodo così naturale coglieva le mamme impreparate, a tal punto da creare ansia e paura davanti a questa quiete. Iniziavano a chiedere:

  • Perché non piange?

  • Perché non respira?

  • Sta male?

Nonostante i dottori incoraggiassero la madre e la invitassero a parlare a voce bassa, questi sguardi pieni di paura restavano.

Le  madri vanno preparate, devono conoscere quanto le orecchie del bambino siano fragili.

Pensate quando entrate in un luogo sacro, cosa fate? Istintivamente abbassate la voce.

Penombra e silenzio devono essere accompagnati dalla pazienza e dalla lentezza.

La lentezza del bambino è il contrario della nostra agitazione e frenesia, si è proiettati verso il dopo, verso il futuro senza mai pensare al momento presente.

Il mio invito è quello di restare nel “qui e ora”, solo quando avremo raggiunto: penombra, silenzio e raccoglimento il bambino sarà finalmente pronto a nascere.

 

Il contatto con il mondo esterno:

Le mani della madre che accarezzano il bambino sono di grande importanza, non servono vestiti costosi, coperte particolari, il bambino alla nascita dovrebbe poter passare delle ore avvolto dal solo calore materno, adagiato sul petto della madre, così che in autonomia possa sentirsi libero di trovare il seno e riconoscere l’odore e il battito.

Riconoscerà anche il tocco, quelle mani che hanno accarezzato la pancia e dato piccoli colpetti per nove mesi.

Tutte le donne meritano di partorire nel modo più naturale possibile.

Coloro che sono vicino alla donna durante il momento del parto sono a sua disposizione, sono pronti ad offrire il loro aiuto.

Il parto è un momento e un ricordo significativo per la vita del bambino, “il come” è venuto al mondo ci dice tanto:

  1. Se vi è stato un parto cesareo, il bambino durante la sua crescita avrà bisogno di avere tutto sotto controllo e potrebbe richiedere aiuto costantemente.

  2. Se il parto sarà stato indotto, sofferto, con molte ore di travaglio il bambino potrebbe vivere “con i suoi tempi”, essere lento e pacato nella sua quotidianità.

  3. Se il parto sarà stato veloce, se sarà nato con il cordone ombelicale intorno al collo e quindi il taglio sarà stato precipitoso, il bambino potrebbe rischiare di non godersi i momenti con il giusto tempo, tenderà a essere molto frettoloso.

 

Le prime settimane a casa:

Quando si rientra dall’ospedale la famiglia ha bisogno di metabolizzare, i genitori concretizzano che non sono più soli, c’è bisogno di adattarsi.

Alcuni suggerimenti potrebbero essere utili nel rientro al vostro nido:

  1. Giorni senza tempo: prendetevi la giusta calma per ritrovare il vostro spazio, non datevi orari e impegni, se vi va cercate di limitare le visite di parenti e amici. Ricordate che il bambino e anche voi avete bisogno di silenzio e lentezza.

  2. Delegate: non siate super eroi, avete vissuto un momento intenso quindi dove potete fatevi aiutare. L’aiuto non necessariamente deve arrivare da parte del marito o delle famiglie, potrebbero dare consigli e aiuti non richiesti. Chiedete sostegno a figure specializzate come ostetriche o doule che vi potranno aiutare, sia nella gestione del bambino che nella ripresa post-parto.

  3. Luce naturale: se possibile, lasciate che all’interno della casa entri luce naturale anche se fosse inverno nelle ore più luminose e meno fredde fate una passeggiata.

  4. Il contatto: non pensare che tenere vostro figlio a stretto contatto, sul petto, in braccio o ancora meglio in fascia, crei dei vizi, i bambini non conoscono questa parola.

  5. Comunicare senza parlare: potete approfittare di cambi pannolino, poppate, bagni, momenti di gioco per cantare e sorridergli dolcemente.

  6. Momenti familiari: lasciate che i fratelli o sorelle, si prendano dei momenti per stare con il bambino, in base all’età lasciate che si occupino di alcuni momenti come il bagnetto, cantare la ninna nanna o giocare sul tappeto.

  7. Respirate e vivete con calma: i primi due anni di vita sono i più importanti, non torneranno, quindi assaporate ogni momento, godetevi il bambino, il suo odore, i suoi movimenti e i suoi suoni. Divertitevi e sentitevi liberi di piangere quando ne avrete bisogno.

“Questa è la genitorialità, un viaggio ricco di emozioni, il viaggio più bello della vostra vita e non dimenticate che non esistono altri occhi che vi guarderanno come vi guarda vostro figlio”.

il momento piu difficile la nascita
18/08/2021

I terribili 2 anni non esistono!

Mi sento di affrontare l’argomento perché spesso sento dire: “Mio figlio/a è ingestibile, del resto sta attraversando il periodo dei terribili 2 anni!”

Facciamo chiarezza, tra i 20 e i 36 mesi per il bambino è un periodo molto ricco, immaginate di essere presi e inseriti quotidianamente su una giostra, prima girati a testa in giù, poi a destra, poi a sinistra, lasciati e ripresi. I bambini si sentono proprio così è un periodo di forte transizione interiore dove sono nel pieno della auto-affermazione.

Iniziano a comprendere di essere individui separati dalla madre e dal padre, ma ancora tanto bisognosi di loro.

 

Come possiamo aiutarli?

 

  1. Provare a capire il bambino e mostrare una grande empatia. Il compito dell’adulto sarà proprio quello di mettersi nei suoi panni, ma non solo, dovrà comprendere le sue emozioni e aiutarlo a dar loro un nome. Voglio portarvi un esempio: si rompe un giocattolo, invitiamo il nostro bambino a manifestare le sue emozioni. Come ti senti? Mi sento triste, mi sento arrabbiato. Come mai? Il mio giocattolo preferito si è rotto. Cosa possiamo fare? Possiamo abbracciarlo, dire che capiamo la sua tristezza e che possiamo trovare un gioco altrettanto interessante.

 

  1. È utile pensare che il bambino in quel momento sta affrontando un periodo particolare, dove la calma e la comprensione sono fondamentali per il suo equilibrio.

 

  1. Possiamo portare ordine: proviamo a mantenere gli equilibri della nostra routine, in questa fascia di età i cambiamenti sono destabilizzanti, ad esempio se modifichiamo l’ordine delle azioni che il bambino compie, prima di andare a letto, si potrebbe incorrere in nervosismi.

Maria Montessori ci parla di ordine esterno e ordine interno: nel primo diventa fondamentale il rapporto fra le cose e l’ambiente riuscendo così a orientarsi.

L’ordine interno invece è presente già nel bambino, nella vita prenatale e si può ricongiungere alla conoscenza delle parti del corpo e successivamente dei movimenti.

 

Quanto influiscono i “no”?

Un altro momento importante è la gestione dei “no”.

Durante il periodo di auto-affermazione, il bambino si scontra con i divieti che vengono dati dalle figure di riferimento.

Proviamo a pensare a un modo per gestire i conflitti, i “no” che vengono dati, sono tutti obbligatori oppure alcuni potrebbero essere evitati?

Cerchiamo di proporre delle alternative in modo da lasciare che sia il bambino a scegliere, così facendo gli daremo la possibilità di sperimentare il senso di indipendenza.

 

Vi racconto…

Poco tempo fa, mi è capitato di imporre ad Anita un divieto: “Non salire su quella staccionata!”.

Sapevo che era pericolosa per la sua altezza, perché alla fine vi era una strada trafficata e perché si intravedevano i chiodi che fuoriuscivano dalle assi di legno.

Istintivamente avrei voluto spiegarle questi particolari, ma nella mia testa si è accesa una lampadina.

      

“I bambini imparano con le buone esperienze non con le spiegazioni verbali”.

 

E’ implicito nella proposta montessoriana che il compito dell’adulto sia quello di predisporre piuttosto che ordinare, fare prediche, dare comandi e lezioni. La capacità di concentrazione di un bambino impegnato a svolgere un’attività è superiore alla capacità di ascolto.

La concentrazione è nel fare non nell’ascoltare.

 

Trovare sempre l’alternativa

 

Dopo queste mie considerazioni, ho trovato l’alternativa proponendo ad Anita: “Possiamo salire sulla staccionata, solo se prima indossiamo le scarpe e ci diamo la mano.”

Lei mi ha guardata, mi ha sorriso e mi ha preso la mano.

Se ci mostriamo empatici con la reazione del bambino, se proviamo a metterci nei suoi panni, sarà più facile che chieda il nostro aiuto.

Osservazione e libera scelta possono essere le parole chiave per questa intensa e particolare fascia di età.

 

      

i terribili 2 anni non esistono
10/08/2021

I capricci, esistono davvero?

Avverto l’assenza di parole, quando pongo questa domanda ai genitori. Qualcuno rimane in silenzio, qualcun altro mi risponde che suo figlio ne fa tantissimi, ma dove si trova la risposta più corretta?

 

“Dietro a un comportamento, buono o cattivo,

c’è sempre una qualche intenzione che non è visibile in superficie”.

 Maria Montessori

 

Il problema è la parola “capriccio”, non riusciamo a sforzarci di vedere oltre, dietro a questo ci sono ragioni ed emozioni. Mi spiego meglio con un esempio:

Qualche settimana fa, durante la mia pausa pranzo, decido di andare a fare la spesa, arrivo alla cassa e davanti a me ci sono una mamma con il figlio che avrà avuto 2 anni e mezzo massimo 3.

Mentre attendo il mio turno, il bambino inizia a toccare le riviste posizionate vicino alle casse, poi le caramelle e prova a spostare un cestino della spesa.

Osservo la mamma molto irrigidita, impettita e pronta a esplodere.

Il bambino invece curioso, soddisfatto anche dei suoi movimenti corporei.

Dopo qualche secondo, la mamma si gira verso di lui afferrandolo per il braccio e gli dice: “Ora basta! Non si tocca, guardare ma non toccare, non mi ascolti mai”.

Il bambino imbronciato sbatte i piedi, inizia a piangere e urlare.

Le persone alle casse vicino si girano a guardare e la mamma preoccupata dei giudizi e degli sguardi, rincara la dose: “Vergognati, ti stanno guardando tutti!”.

La disperazione della madre, le sgridate, gli sbuffi, si moltiplicano e il bambino reagisce coi “capricci”, i pianti, le urla e si butta a terra. Si trova a lottare con i suoi genitori, senza capire perché. L’infanzia è diversa dalla vita adulta, è caratterizzata da continue scoperte e sviluppi. I genitori, vorrebbero che il figlio li ascolti e agisca come richiesto, il non farlo è visto come una cattiveria, una ribellione.

 

Come possiamo evitare i capricci?

 

Quando ci troviamo di fronte ai capricci, possiamo provare a manifestare empatia piuttosto che rabbia, l’empatia è qualcosa che ci permette di sintonizzarci con le emozioni dei bambini, ecco alcuni spunti:

 

  • Non ricorrete alla violenza: non strattonate, non sculacciate (anche se ha il pannolino, si fa male lo stesso, non solo fisicamente) non urlate, non minacciate.

  • Non siate fisici immobilizzandolo, tenendo ferme le mani, le spalle, prendendolo di peso in braccio o mettendolo a sedere nel passeggino.

  • Non pensate di risolvere un capriccio con una punizione e in pubblico, umilierete il vostro bambino e il nervoso sarà ancora più grande per entrambi.

 

Pensate che io sia immune?

 

Non pensiate che i momenti di crisi nella mia quotidianità non ci siano, anche a me capitano i momenti no, provo a farvi entrare nella mia quotidianità raccontandovi il nostro modo di gestirli:

“Il capriccio non è nient’altro che un bisogno incompreso e insoddisfatto del bambino”.

Il primo passo da cui sono partita e in questo mi ha aiutato molto abbracciare il metodo Montessori, è quello di osservare e pormi delle domande:

 

  1. L’ambiente in cui ci troviamo risponde ai bisogni della mia bambina?

  2. Quali sono le attività che caratterizzano questo suo periodo?

  3. Cosa ama e cosa non ama fare?

 

Sembrano domande senza senso in realtà ci aiutano a prevenire il capriccio, a gestire la situazione dalla causa, partendo dal “come posso rendere una situazione più semplice e confortevole alla mia bambina”.

 

Decido di fermarmi: di fronte a un momento di crisi decido di fermarmi, di prendere aria, respiro e rimango in silenzio. In alcuni momenti può essere più difficile, ma cerco di provarci sempre.

 

Silenzio e calma: Il silenzio del genitore e la calma aiuteranno a evitare di pronunciare parole e frasi senza senso, che non pensiamo, ma aiuterà il bambino a tranquillizzarsi, restando quasi “ipnotizzato” dalla nostra reazione.

 

Il contatto: Se vedo la mia bambina tranquilla provo ad abbracciarla, contenerla dolcemente, così che si possa sentire rassicurata. Può essere utile anche prendere la mano, accarezzare il braccio o la schiena. Punti che servono a ritrovare il proprio spazio e la calma.

 

Ascolto attivo: in queste situazioni i bambini non hanno bisogno delle nostre spiegazioni, né di capire come ci sentiamo, piuttosto cercheranno in noi una figura che possa ascoltarli e capirli veramente.

 

Ti va di raccontarmi…

 

Se vi rendete conto che il vostro bambino è pronto per parlarvi, lasciate che vi racconti come si sente, le sue emozioni.

Come ti senti? Cosa hai fatto? Sono qui per te, sono qui per ascoltarti.

Magari provate a dare un nome all’emozione che vi viene raccontata, così che anche per lui sia più facile in futuro riconoscerla e viverla.

Rispettiamo e accompagniamo il maestro interiore dei nostri bambini, ascoltiamo i loro bisogni e impulsi, offriamogli se possibile un ambiente che risponda al suo sviluppo.

Ricordiamoci che noi siamo l’esempio più bello e chiaro per i nostri figli.

i capricci esistono davvero
06/08/2021

Genitori felici … figli felici

Cosa desideri per tuo figlio?

Il volere più grande di un genitore è proprio quello di vedere il figlio felice, vorrei condividere con voi le parole di Maria Montessori:

“L’adulto fa parte del bambino, egli deve adattarsi alle necessità del bambino in modo da non essere un ostacolo e non sostituirsi a lui nelle attività essenziali per la sua crescita e per il suo sviluppo.”

 

Non prendere il posto di tuo figlio…

Ricordo di un episodio, un bambino di 8 mesi che, seduto sul suo seggiolino, aveva una reazione significativa: se gli si offriva un biscotto, lo prendeva, lo posava davanti a sé, lo riprendeva e finalmente lo portava alla bocca. Se invece gli veniva subito posto davanti e poteva prenderlo da sé, questi passaggi non avvenivano.

Il pregiudizio più comune è “sei piccolo, non sai fare, te lo faccio io, agisco al posto tuo”.

Il bambino rinuncia ad agire perché ha paura del giudizio negativo: non osa mettersi alla prova per i rimproveri dell’adulto o semplicemente per i troppi “Ti aiuto io” che ostacolano ogni slancio.

 

…ma anche abbandonarlo troppo presto

E’ opportuno lasciare al bambino la possibilità di esplorare, di crescere senza sostituirsi a lui, ma deve essere altrettanto importante non lasciarlo solo troppo presto.

Il bambino ha bisogno del suo tempo per sperimentare il distacco attivo, gli consentirebbe di rafforzare le prime sicurezze, ma viene invece esposto a molteplici contradizioni.

Vi faccio un esempio: il bambino al quale viene dato la possibilità di bere nel proprio bicchiere o alla bottiglia in modo autonomo è lo stesso bambino che poi all’età di 3\4 anni viene aiutato a addirittura imboccato durante i pasti, magari per il rischio che si sporchi o che ci metta troppo a mangiare.

“Nessuno può fare esperienze al suo posto”.

                 

Quanto è importante l’educazione?

Prima di educare i nostri figli dobbiamo educare noi stessi. Nel metodo Montessori, il cambiamento dell’adulto è un aspetto importante che richiede pazienza, ascolto e umiltà. Come dico spesso alle famiglie che incontro non c’è una polvere magica da poter utilizzare per velocizzare questo cambiamento, ma ci sono trasformazioni che portano grandi opportunità.

Vi spiego cosa vuol dire per un bambino avere un’educazione basata sul pensiero Montessori, sull’educazione positiva e generosa.

Ogni bambino ha un “maestro interiore” che lo guida nelle sue azioni, spesso con l’educazione tradizionale, dove ci sono gerarchie, punizioni, ricompense, il bambino soffoca questo suo aspetto interiore.

La relazione adulto\ambiente\bambino di cui parla Maria Montessori, porta ad uno sviluppo della libertà di scelta e dell’ascolto del proprio maestro interiore.

Tramite il metodo Montessoriano si può avere una rinascita dell’adulto, ecco alcuni semini che vi aiuteranno a far germogliare fiori bellissimi:

 

  • Accogli il tuo bambino e i suoi bisogni.

  • Fidati di ciò che fa, elimina dalla tua testa e dalla tua routine etichette e giudizi.

  • Osservalo e osservati, prenditi i tuoi tempi e lavora sulla pazienza.

  • Cosa vuol dire umiltà: abbandona tutti i tuoi preconcetti e pregiudizi, parti sempre dall’idea che tu non sai nulla di lui, lo stai iniziando a conoscere. Non sentirti superiore a lui, vivi semplicemente la tua esperienza di adulto.

 

Credi in ciò che stai facendo e non avere fretta, un fiore ha bisogno di tempo e molte cure per sbocciare e crescere forte.

genitori felici figli felici
02/08/2021

Cinque minuti, solo cinque minuti e vedrai…

Televisione, cellulari, tablet e pc

 

Si dice che la televisione sia fonte di conoscenza e di cultura. Pensiamo a quando i nostri genitori avevano la possibilità di guardare i notiziari solo all’interno dei bar che li trasmettevano.

Da allora a oggi sono cambiate molte cose, soprattutto è cambiata la società e quello che propone.

Siamo nel 2021 e non mi sento di dire, che dovremo chiudere la tv in un armadio, mi sento però in dovere di informare i genitori per farne un uso corretto.

Quando pensiamo che i bambini siano curiosi e concentrati a vedere tv, tablet, pc e cellulare in realtà ci sbagliamo, non sono concentrati, sono ipnotizzati.

 

Riflettiamo su alcuni punti che condivido qui di seguito:

 

  • La tecnologia allontana dalla realtà: almeno fino ai 7 anni di età, il bambino è in una fase in cui vive inconsciamente le esperienze, abbandona il mondo della fantasia, in modo molto graduale, per conoscere quello della realtà. Vedere ad esempio video o cartoni dove si ha un’idea di realtà molto distorta, non lo aiuta nello sviluppo.

  • La tv o gli apparecchi elettrici non devono diventare delle babysitter, non lasciamo che la tv sia una compagna di attività, se si ha la possibilità di lasciare il bambino con altre figure dai nonni, alle amiche, a figure professionali.  Fate in modo che il loro sapere, le loro storie, diverse dalle vostre siano delle attività a cui dedicarsi.

  • Attenzione a vista e udito: tutti questi apparecchi, dovrebbero essere visti con una luce soffusa, 2 metri di distanza e a volume basso. La prima visita con l’oculista nei primi 3 anni di vita è di grande prevenzione per problemi anche piccoli, che si potrebbero avere in futuro.

  • Passività e mancanza di movimento creano agitazione: vi siete mai fermati a osservare i vostri bambini dopo 5 minuti in cui sono stati davanti ad un apparecchio? Hanno bisogno di muoversi, di correre, di essere attivi e non solo, sentiranno anche il bisogno di dialogare, di alzare la voce.

 

 

 

Vi sarà capitato sicuramente di passare accanto ai bambini e dire: “Adesso basta, spegnilo immediatamente!” e vedere che questo non avviene.

Questo comando così imperativo, agli occhi loro è un ordine, del tipo qualsiasi cosa tu stia facendo, smetti subito, quasi come se lui fosse incapace di scegliere.

Immaginate di essere comodamente distesi sul vostro divano, alla tv stanno trasmettendo il vostro programma preferito, e sul momento più bello, arriva vostro figlio e vi reclama con insistenza, magari vi prende anche il telecomando e vi spenge la tv oppure, vi prende il telefono di mano.

Sono quasi certa che vi arrabbiereste, almeno a me farebbe innervosire. Lo percepirei come una mancanza di rispetto.

 

Adesso prova a dire…

 

Immagina la stessa situazione però con tuo figlio che mentre ti stai riposando ti si avvicina e ti dice: “Mamma, appena puoi, quando hai terminato questo programma, mi raggiungi in camera?”

Avvertiresti il tutto come un favore, una richiesta di amore o di aiuto, una collaborazione.

Provate a chiedete al bambino di spegnere quell’apparecchio con gentilezza, senza abbandonarlo a sé stesso una volta fatto, ma bensì fate sentire la vostra presenza, dedicatevi a fare un’attività insieme, passate del tempo significativo con loro.

L’educatore ha il compito di mostrare rispetto al bambino come farebbe con un adulto. È importante il modo con cui si rivolge, il modo con cui gli parla e gli chiede il permesso. Permettendo al bambino di svilupparsi a suo modo. Questo non significa che l’adulto non sia responsabile ma stabilirà i limiti necessari, senza passività né aggressività, ma con fare generoso e rispettoso.

 

Cosa potresti fare:

 

Per togliere la tentazione dello schermo, poniamolo fuori dalla nostra vista e dalla portata del bambino. Ad esempio: siamo fuori a cena, nostro figlio si annoia, non mettiamogli il cellulare in mano, ma piuttosto attiriamo la sua attenzione su come lavora il cameriere, oppure portiamo delle attività da fare insieme mentre aspettiamo, seduti al tavolo, la nostra cena. Ridimensioniamo anche la nostra attività davanti a uno schermo, mentre noi dobbiamo lavorare al pc possiamo lasciare che nostro figlio guardi un documentario e una volta terminato tutti spegniamo gli apparecchi.

Infine, vi suggerisco di supervisionarli, quando sono davanti a uno schermo, scorrono così tante cose che potrebbero creare problematiche future.

cinque minuti solo cinque minuti e vedrai
logo-orizzontale-colore-giovannetti

Indirizzo

Sede: Via Don Sinibaldo Sottili, 5
51031 Agliana (PT)

Studio: Via Martin Luther King, 13
51037 Montale (PT)

Contatti

Mail: alice@alicegiovannetti.it

Tel: +39 3297485806

Social:

Informative

Privacy Policy Cookie Policy

Credits

bollino-eco-

Code Me Green S.r.l.